giovedì 24 novembre 2011

indovina chi viene a cena?

Il nano cresce e comincia a fare grandi discorsi da piccolo uomo.
Dice la sua su tante questioni, interviene, chiede, afferma e fa battute.
Il problema è che ancora non si capisce molto, anzi, direi veramente poco.
Le parole sono giuste, la propietà di linguaggio anche e il vocabolario abbastanza vasto. E' la pronuncia che risulta ancora debole. Colpa del ciuccio dicono.
Sarà, ma quando gli dico: "togli il ciuccio e ripeti che non ho capito", lui lo leva, ripete, ed esce la stessa cosa di prima.
Sarà perchè maschio? Magari questo prima, ora bene o male sento gli altri che sono un pò tutti allo stesso livello.
No, il nano parla così perchè gli viene ancora in questo modo. All'asilo stanno facendo le letterine e in effetti adesso è orgoglioso di dire bene la M di mamma e mucca e la N di nonni.
Ma devo dire che a me piace ancora molto questo suo parlare così nanesco, tra un pò non lo farà più e mi dispiacerà, anche se forse finalmente riuscirò a fare un discorso come si deve con lui.
In quella che a noi sembra incertezza, lui invece trova molta chiarezza e pretende quindi che anche per noi sia così.
Infatti, quando gli viene chiesto di ripetere un intero discorso, spesso si scoccia e non lo fa di buon grado.
Come dire : "è un problema vostro se non capite. Io sono stato chiarissimo e anche con dovizia di particolari".
L'adolescente da piccolo parlava invece benissimo. Subito, presto, prima della norma.
Buona pronuncia, grandissima varietà di termini e soprattuto uso del termine in modo appropriato.
Dalla paura di rimanere senza parole, s'è organizzato presto.
E parla, parla, parla, da quando aveva un anno.
Il ciuccio lo ha portato anche lui, ma niente storie per toglierlo. Era solo una compagnia, un' ammazza tempo, qualcosa che riflettendoci bene, lo distoglieva dal poter parlare bene e così, senza indugio, da un giorno all'altro il ciuccio è stato tolto.
Devo andare da mia madre a riprendere un quaderno su cui abbiamo appuntato le prodezze lessicali dell'allora adolescente/nano.
Perchè se lui la parola specifica non la sapeva, ne dava da definizione. Per esempio, quella volta che voleva sapere il nome della caraffa : "quella cosa che serve per mettere l'acqua dentro e poi la metti a tavola e metti l'acqua nel bicchiere" (mai stato di poche parole...).
E siccome questo suo dare la definizione per sapere la parola era frequente, per noi era: il Bartezzaghi.
Il nano invece, più che un Bartezzaghi, lo definirei un: "unire i puntini dal n°1 al n° 72 e vedi che immagine esce", qualcosa di più facilitato insomma.
Però dal canto suo, ci sono comunque priorità e desideri da esprimere, anche a costo di inerpicarsi in una parabola lessicale senza precedenti.
E soprattutto ci sono persone care da invitare a cena.
"Vojio fae cena tutti, tutti, tutti 'nsieme! Mamma, Papà, Chittiano, Ttepano e Majia Bita. Vojio il ppollo e la minettra. Vojio 'ttasea. Mamma? Chaami Papà e dici che vojio Ttepano e Majia Bita? E Gljjiacopo Pettuzzzelli è cattivo pecchè mi ha dato un ghaffio a collo!"
Se mai leggeranno questo post e si riconosceranno, cari, sappiate che a presto vi arriverà un invito per cena a base di minestra e pollo, tutti, tutti, tutti 'nsieme!
(ma come il povero Petruzzelli sia finito in calce al discorso non l'ho capito bene. Forse era solo una comunicazione di servizio.)

1 commento:

  1. Appetiamo! (il contorto doppio senso denuncia, temo, l'autore del commento...)

    RispondiElimina