giovedì 1 settembre 2011

Ricordi di una caviglia sana

Forse l'ho già scritto , non ricordo , ma io e l'homo ci siamo conosciuti ai piedi di una falesia, mentre arrampicavamo. Stessa parete , diversa difficoltà.
Anzi per la precisione, io arrampicavo su una via creata dall'homo in persona e a voce alta maledicevo  chi aveva fatto tale via, sottogradandola decisamente. Dalla via vicina sento poi uno che dice : " l'ho fatta io...". Ovviamente gelo e consapevolezza di aver fatto la mia solita figura di mierd, (tempo dopo avrei scoperto che questa via era dedicata alla sua ex, spacciata come tale ma che ex non era proprio...)
La seconda gaffe nei confronti dell'homo, assurdamente messa in fila nemmeno 10 minuti dopo , l'ha fatta la mia amica con la quale ero andata ad arrampicare.
Erano vicini a fare da sicura (perchè nel frattempo mentre io vegetavo sulla solita via, lui aveva finito, smontato e faceva già sicura al suo amico) e parlando scoprono di aver frequentato la facoltà di fisica, ovviamente uno l'aveva conclusa da tempo, l'altra la stava frequentando ancora e continuando lei se ne esce con un tremendo : " ma, ai tempi suoi..." che ho sentito stridere da 4 metri di altezza.
Per fortuna le cose poi sono andate meglio. Abbiamo continuato a parlare senza ulteriori intoppi durante la giornata e a sorpresa, prima di andare via,  l'homo mi ha chiesto a bruciapelo il numero, proprio mentre ero al telefono con il mio di allora fidanzato. Non ricordo bene cosa mi sia passato per la mente, ma fatto sta che il numero l'ho mollato subito, mettendo però discretamente la mano sul microfono per non far sentire la cosa all'altro.
Tra questa giornata di metà ottobre e la metà di luglio dell'anno dopo , sono passate vicende lunghe e anche dolorose. Ci siamo presi e lasciati varie volte, amati e allontanati. Abbiamo almeno per un paio di volte tentato di dimenticarci, senza la minima possibilità di successo. Esistevano difficoltà che in quel momento ci sembravano stupidamente invalicabili.
Ma in tutto questo trambusto abbiamo cominciato ad arrampicare insieme e insieme abbiamo continuato.
Senza di lui avrei smesso, perchè nel frattempo avevo anche attivato un bel trauma da incidente di montagna.
Negli anni che sono seguiti insieme a l'homo ho acchiappato la catena da prima e ho amato la roccia come fosse una persona cara, mi sono sparata la traversata del monte Bianco e vie multi tiri.
Poi il declino. Una laurea da conquistare studiando nei week-end e poi la gravidanza hanno segnato il mio allontanamento dall'arrampicata.
Adesso mi dispiace, la sento come qualcosa di tremendamente lontana, non ricordo quasi più il contatto con la pietra e andare ad arrampicare con il nano a seguito mi sembra cosa assurda.
Mi sono rimaste le passeggiate in montagna, il trekking se vogliamo chiamarlo con il suo nome.
Quello si che mi piace, specialmente quando i sentieri lasciano spazio al respiro e al godere del paesaggio, senza toglierti il fiato in assurdi pendii , offrendoti anche se possibile, un terreno non assurdamente impervio.
Mi piace vedere i fiori e riconoscere le erbe, mi piace il cielo, che sia limpido o con rincorsa di nuvolaglie.
Mi piace da impazzire il vento quando è lieve ma presente, con quel rumore che solo in montgna sa essere compagnia.
Amo vedere i disegni di luce e ombra susseguirsi sulle pareti e nelle valli. E amo gli altipiani. Mi piace da impazzire l'improvviso aprirsi su un'immensa spianata, verde e tranquilla, se possibile con mucche e cavalli.
L'ultima passeggiata che abbiamo fatto prima di andare via dalla valle, mi ha regalato prati di stelle alpine, a distesa , come mai avevo visto in vita mia.
Però il cammino era di quelli impervi di cui parlavo.
Durante gli ultimi 100 mt sono caduta e ho detto ciao, ciao,  anche alla seconda caviglia.
In effetti questo post riassuntivo, piuttosto inutile direi, nasce dalla riflessione di come mi sia potuta giocare tutte e due le caviglie in 5 anni e su dove e quando avessi lasciato l'altra.
Ho ricordato che la destra l'ho mollata sotto una falesia di Ripa Maiala, cadendo da una pietruzza dall'altezza cretina. Subito dopo ci ho caricato una gita scolastica a Barcellona, tanto per finirla di distruggere proprio nel momento in cui avrei dovuto riposare per salvarla.
Poi la gravidanza e il mio relativo peso non piuma, hanno finito di comprometterla.
Durante le passeggiate,  al subentrare della stanchezza,  la sopracitata caviglia smetteva di assistermi, regalandomi deliziose distorsioni alla sinistra.
Fino a domenica,  dove sono caduta rovinosamente su una discesa spaccaginocchia,  ma dove non sono stata soccorsa da nessuno perchè tutti convinti che stessi facendo foto macro sdraiata nell'erba.
A parte il farmi vedere e sicuramente curare , adesso sono con caviglia sinistra dolorante gonfia e violacea. La destra per simpatia e per sovraccarico , ha deciso di unirsi alla festa e ora fa male pure lei.
Mi rifiuto di pensare che siano gli evidenti segnali del corpo in disfacimento da over-over 40.
Certo che per fare questo anello di post, cominciando da quando ci siamo conosciuti io e l'homo per concludere sulla mia caviglia sinistra ce n'è voluto....
Olè!










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